Nel 2022, in Italia la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno interrotto la scuola prima del tempo si è attestata all’11,5%.
A rivelarlo è un approfondimento dell’Osservatorio #Conibambini, a cura di Con i Bambini e Openpolis.
Come evidenziato all’interno del report, sul fronte dell’abbandono scolastico rispetto ad alcuni anni fa si nota così un miglioramento del nostro Paese e dell’Unione europea nel suo complesso. Tuttavia, a fronte di un miglioramento complessivo, si sottolinea che mentre gli abbandoni “espliciti” risultano in calo, dopo la pandemia da Covid-19 si osserva un aumento degli abbandoni “impliciti” (ovvero gli studenti che, pur completando il percorso di studi, non raggiungono competenze adeguate) e questo fenomeno riguarda soprattutto gli studenti svantaggiati. Inoltre, restano ampie le distanze sia a livello europeo che all’interno del nostro Paese.
Nonostante il calo del tasso di abbandono registrato nell’arco degli ultimi 2 decenni, l’Italia resta tra i Paesi dell’Unione europea dove il problema delle uscite precoci dal sistema di istruzione e formazione è più consistente: se nel 2020 e nel 2021 il nostro Paese risultava terzo per tasso di abbandoni precoci, appena dietro a Romania e Spagna, nel 2022 è il quinto Paese con il più alto tasso di abbandoni scolastici precoci (11,5%), dopo Romania (15,6%), Spagna (13,9%), Ungheria (12,4%) e Germania (12,2%). Si rileva pertanto un miglioramento rispetto agli anni precedenti.
Il dato nazionale però rimane comunque superiore alla media europea (pari al 9,6%) e si colloca 2,5 punti percentuali al di sopra della soglia del 9% fissata a livello continentale da raggiungere entro il 2030. “Un ritardo nei confronti degli standard Ue che è soprattutto il risultato di distanze molto ampie, interne al Paese” si legge nell’approfondimento.
Infatti dietro la quota nazionale dell’11,5%, si celano ampi divari interni.
In particolare, si riscontra che una parte delle regioni italiane si trova già al di sotto delle soglie stabilite in sede Ue sull’abbandono scolastico. Sono 10 le regioni con un tasso di abbandono inferiore alla soglia del 10%, prevista nell’ambito di Europa 2020: Lombardia (9,9%), Veneto (9,5%), Emilia-Romagna (9,5%), Abruzzo (9,3%), Molise (8,3%), Friuli-Venezia Giulia (7,7%), Lazio (7,4%), Umbria (7,3%), Marche (5,8%), e Basilicata (5,3%), dove le ultime sei regioni si attestano anche al di sotto della nuova soglia del 9%.
Al contrario, la media nazionale viene ampiamente superata nel sud continentale (13,8% in media) e nelle isole (17,9%), con picchi in Sicilia e Campania, che raggiungano rispettivamente quasi il 19% e il 16,1%. Fanno poi seguito la Sardegna e la Puglia con quasi il 15% di uscite precoci e la Valle d’Aosta che si colloca al di sopra della media nazionale con il 13,3%.
Infine, nell’approfondimento viene messo in risalto un dato preoccupante relativo all’occupabilità di coloro che hanno abbandonato la scuola. Nello specifico, si segnala che tra il 2008 e il 2020, in Italia ancora più che nel resto dell’Ue, il tasso di occupazione dei giovani che hanno interrotto precocemente gli studi è crollato: se nel 2008 tra i giovani 18-24enni con al massimo la licenza media la quota degli occupati era pari al 51%, nel 2020 tale quota è scesa al 33,2%.
Per ulteriori informazioni, si rimanda alla notizia dedicata sul sito di Openpolis o all’articolo dedicato sul sito di Con i Bambini.
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