La peer education – educazione alla pari – si basa sulla convinzione che per intercettare i bisogni dei giovani di oggi non ci sia modo migliore che farli confrontare con coetanei capaci di promuovere messaggi positivi attraverso canali familiari.
Margherita Niccolini ha 18 anni e gestisce la pagina Facebook Youngle Is, insieme ad una trentina di altri peer di età compresa tra i 16 ed i 18 anni, sotto la supervisione delle due promotrici del progetto, le dottoresse Rachela Donini e Nicoletta Conio del SerT dell’Asl 2 di Savona.
La pagina Facebook è “rivolta a coloro che sentono l’esigenza di chattare in privato per sfogarsi o chiedere aiuto – dichiara la studentessa – ed è proprio in quel momento che ci troveranno in Rete, pronti ad ascoltarli”.
La chat si rivolge agli adolescenti e ai loro problemi, dalle paturnie giovanili ai disagi più profondi; nulla viene sottovalutato, dalla lite col fidanzatino alla separazione dei genitori. Poi quando il problema è più grave come il bullismo, l’uso di droghe o le violenze, i percorsi diventano altri.
“C’è un modo preciso di comunicare con i nostri interlocutori: bisogna utilizzare il loro stesso linguaggio. Ad esempio, se usano tante emoticon, cerchiamo di farlo anche noi, per farci sentire più vicini. Non diamo mai soluzioni: offriamo spunti di riflessione“, così spiega Michele Vajani, uno dei tutor del progetto.
E’ già pronta la versione su Istagram di questo servizio; “è meglio di Facebook, che ormai è invaso dai nostri genitori: lì ci sentiamo più liberi di esprimerci” – dicono i giovani “educatori”.
D’altronde questo è un mondo in cui gli adulti non sono ammessi. «Andare nelle scuole a fare ramanzine sui comportamenti corretti da tenere non è un modo efficace per ottenere risposte concrete dai ragazzi, e così mettiamo loro davanti degli “specchi”, rappresentati dai nostri peer – spiega la dottoressa Donini – della stessa età e con le stesse sfide da portare avanti, legate alla adolescenza”.
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