Emergenza educativa e rischio di abbandono scolastico: la situazione nel mondo e in Italia

L’emergenza del COVID-19, oltre ad amplificare lo svantaggio economico, ha comportato per bambini e adolescenti anche una deprivazione sul piano educativo, culturale e sociale, scaturito a seguito della prolungata chiusura delle scuole, del confinamento in casa e della generale riduzione delle opportunità educative e di apprendimento.

La chiusura delle scuole e la conseguente esperienza della didattica a distanza ha avuto ricadute negative sui processi di apprendimento, ma anche sul fenomeno dispersione scolastica. Con l’introduzione della didattica a distanza, infatti, si paventa il rischio di un aumento della dispersione scolastica e delle povertà educative, che colpisce in forma più acuta le fasce più fragili di studenti che vivono in contesti maggiormente svantaggiati.

Secondo l’allarme lanciato dalle Nazioni Unite, nel periodo che va da gennaio ad agosto 2020, la pandemia ha comportato un’interruzione nell’educazione di quasi 1,6 miliardi di studenti, circa il 90% dell’intera popolazione studentesca, in più di 190 Paesi.[1] Ma ancor più preoccupante, le stime effettuate da Save the Children[2] indicano che, in tutto il mondo, 9,7 milioni di bambini e adolescenti rischiano di non far più ritorno a scuola; una consistente cifra che si andrebbe a sommare all’ampia quota di bambini e ragazzi già fuori dai sistemi scolastici (al 2018 si stima che avessero già abbandonato la scuola ben 258 milioni tra bambini, adolescenti e giovani, pari al 17% del totale). L’interruzione causata dalla pandemia, allora, si inserisce in un quadro globale già particolarmente critico, determinando un notevole impatto negativo rispetto alla sfida dell’educazione per tutti, indicata nell’Obiettivo 4 di Sviluppo Sostenibile (SDG4) dell’Agenda 2030, tanto che le più recenti proiezioni dell’UNESCO non prevedono alcun sostanziale miglioramento nella riduzione del numero di bambini che non frequentano la scuola entro il 2030.

Specialmente nei contesti più svantaggiati, ad essere più penalizzate ed esposte ad un maggior rischio di abbandono scolastico sono soprattutto le bambine e le ragazze. Le ragazze che durante l’emergenza sanitaria hanno dovuto svolgere un lavoro di cura aggiuntivo, infatti, hanno avuto minor tempo a disposizione da riservare alla didattica a distanza e questo, di fatto, ha reso più labile il loro legame con la scuola, riducendo la possibilità che vi facciano ritorno. Secondo i dati di un’indagine campionaria condotta da Save the Children, il 63% delle ragazze affermano di aver dovuto aumentare il loro impegno nelle faccende di casa (contro il 43% dei maschi) e il 20% ha dichiarato di avere troppe faccende di cui occuparsi in casa per potersi dedicare allo studio e all’apprendimento (a fronte del 10% dei ragazzi).[3]

Anche per quanto riguarda la situazione del nostro Paese, il fenomeno della dispersione scolastica mostrava tendenze negative già prima della pandemia. L’Italia, inoltre, si trova ancora in una posizione di retroguardia rispetto alla media europea: il tasso di abbandono precoce degli studi in Italia è il quinto più alto dell’Unione Europea, dopo Spagna, Malta, Romania (che superano il tetto del 15%) e Bulgaria. La quota di Early leavers from education and training – ossia di giovani nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente l’istruzione e la formazione – nel 2009 era al 19,1%; ad oggi, tale incidenza è diminuita, confermando un trend in costante discesa: nel 2019 si è assestata al 13,5%, con un calo rispetto al 14,5% dell’anno precedente. Tuttavia, nonostante nell’ultimo decennio si siano registrati costanti miglioramenti e l’Italia sia comunque riuscita a raggiungere il suo obiettivo nazionale fissato al 16%, la percentuale registrata continua a penalizzare fortemente il nostro Paese rispetto alla media europea del 10,2 % e rimane a notevole distanza dal parametro di riferimento stabilito dall’Unione Europea, che prevedeva la riduzione di questo indice almeno al 10% entro il 2020. (Eurostat, 2019).[4]

E’ evidente che l’attuale crisi educativa scatenata dalla pandemia non possa che aggravare ulteriormente il quadro sopradescritto, con ricadute maggiori sugli alunni provenienti dai contesti socio-economici più fragili e con un background migratorio, andando ad esacerbare le disuguaglianze strutturali presenti nel nostro Paese, già capaci di pregiudicare pesantemente i percorsi scolastici ed educativi.

Anche laddove non si verifichi una vera e propria fuoriuscita dal sistema scolastico, le conseguenze economiche dettate dalla pandemia e l’aumento della povertà materiale delle famiglie potrebbero riflettersi negativamente sull’investimento educativo e sulle scelte scolastiche di bambini e ragazzi. In merito a questo, si segnala un’indagine svolta da Save the Children in Italia durante il mese di agosto, volta a raccogliere il punto di vista e l’esperienza delle famiglie. Secondo i dati emersi da questa indagine, ben 6 genitori di bambini di 1-3 anni su 10 ipotizzano che la crisi avrà un impatto negativo sulle risorse economiche a loro disposizione per l’istruzione dei loro figli e circa 1 genitore su 10 ritiene di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici per il nuovo anno. Per quando riguarda l’incidenza della pandemia sui percorsi e sulle scelte scolastiche, quasi 1 ragazzo su 10 che pensava di iscriversi ad un liceo, prevede invece di frequentare una scuola professionale a causa della difficoltà economiche che la propria famiglia potrebbe incontrare nei prossimi anni.[5] 

Anche la recente indagine realizzata da IPSOS per Save the Children dal titolo “I giovani ai tempi del Coronavirus[6] – un’analisi delle opinioni, stati d’animo e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni ai tempi del coronavirus – conferma un quadro poco rassicurante, mettendo in luce il rischio di dispersione scolastica, legato alla didattica a distanza. Sulla base dei dati raccolti attraverso l’indagine, si stima che circa 34mila studenti delle scuole secondarie di secondo grado sono a rischio di abbandono scolastico: il 72% degli studenti intervistati riporta di avere almeno un compagno che sta facendo più assenze rispetto allo scorso anno e, dato ancora più allarmante, il 28% dei ragazzi dichiara che dal lockdown di primavera almeno un proprio compagno di classe avrebbe smesso di frequentare le lezioni (tra questi, il 7% dichiara che sono addirittura tre o più di tre i compagni che non partecipano più alle lezioni).


[1] UN, Policy Brief: Education during COVID-19 and beyond, Agosto 2020, https://www.un.org/development/desa/dspd/wp-content/uploads/sites/22/2020/08/sg_policy_brief_covid-19_and_education_august_2020.pdf

[2] Save the Children, Proteggiamo i bambini. Whatever it takes. L’impatto della pandemia sui bambini e sugli adolescenti in Italia e nel mondo, Ottobre 2020, disponibile su: https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/proteggiamo-i-bambini-whatever-it-takes.pdf

[3] Save the Children, Protect a Generation. The impact of COVID-19 on children’s lives, 2020, disponibile su: https://resourcecentre.savethechildren.net/library/protect-generation-impact-covid-19-childrens-lives

[4] Eurostat, Early leavers from education and training, dati al 2019, disponibile su: https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Early_leavers_from_education_and_training

[5] Save the Children, La scuola che verrà. Attese, incertezze e sogni all’avvio del nuovo anno scolastico, 2020, disponibile su: https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/la-scuola-che-verra_0.pdf

[6] Ipsos per Save the Children, I giovani al tempo del Coronavirus, gennaio 2021, disponibile su: https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/i-giovani-ai-tempi-del-coronavirus.pdf. Per un ulteriore approfondimento sul tema si rimanda anche al precedente articolo dell’Osservatorio: Riapertura delle scuole: tra lezioni in presenza, DAD, incertezze e criticità.

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