“Il futuro che vorrei”: online i risultati della consultazione pubblica dell’AGIA

Il futuro è molto presente nelle menti degli adolescenti italiani: ne sono incuriositi e al tempo stesso impauriti. Inoltre, i giovani ritengono che si investa troppo poco su di loro e hanno l’impressione di non essere ascoltati dai decisori politici.

Sono questi alcuni dei risultati della consultazione pubblica Il futuro che vorrei, promossa dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, alla quale hanno preso parte oltre 6.500 giovani tra i 12 e i 18 anni.

Presentando quanto emerso dalla consultazione, l’Autorità garante Carla Garlatti ha dichiarato: “I ragazzi ci mandano un messaggio. Chiedono di essere ascoltati, vogliono essere presi sul serio e domandano che si tenga conto delle loro richieste”.  

Secondo i risultati della consultazione, per la maggior parte dei ragazzi la parola associata al futuro è “cambiamento” (45,8%); ma anche “speranza” (28,5%), “opportunità” (27,7%) e “ignoto” (23,6%): sembra pertanto che i giovani abbiano una visione comunque positiva, seppure in parte incerta.

Rispetto al futuro si dichiarano curiosi (il 53,6%) e impauriti (il 46,3%). Il futuro è al centro dei loro pensieri: il 74% dei ragazzi afferma di pensare al domani spesso o sempre.

Il 78,6% degli intervistati ritiene poi che “lontano da casa” potrebbe avere maggiori possibilità, sul fronte sia della formazione sia della crescita professionale e lavorativa: in particolare, uno su tre (il 33,7%) è molto convinto di avere maggiori opportunità in un’altra città, in un’altra regione o all’estero.

La quasi totalità dei partecipanti alla consultazione (il 91,6%) è convinta di poter incidere sul proprio futuro. Il 93,5% ha una visione piuttosto chiara su cosa fare dopo la scuola: solo il 6,5% dei rispondenti non lo sa, mentre il 49,9% pensa di iscriversi all’università.

La famiglia continua a ricoprire un ruolo importante sulle scelte di molti ragazzi: per il 41% di loro la vicinanza della famiglia conta abbastanza e per il 23,9% conta molto. Anche gli amici sono un punto di riferimento (molto o abbastanza) significativo per il 54,1% dei giovani.

Tra gli altri risultati della consultazione si evidenzia che i ragazzi denunciano di non sentirsi ascoltati dai decisori politici: il 79,9% dei partecipanti ritiene infatti che lo Stato faccia poco per i giovani. Nella loro percezione, le categorie che ricevono maggior tutela da parte dello Stato in Italia sono le persone con un buon tenore di vita (per il 45,7%) e gli anziani (per il 19,8%); mentre solo il 3,8% ritiene che in Italia vengano tutelati principalmente i giovani.

Alla domanda “di cosa il Governo dovrebbe occuparsi di più”, il 21,8% risponde di politiche giovanili, il 20,9% di scuola, il 17,4% di cambiamenti climatici e il 12,5% di politiche sociali e povertà.

Si evidenzia poi da parte dei giovani una visione critica in materia di politiche giovanili: il 71,6% è convinto che non vengano garantite a tutti le stesse opportunità.

Tra i fenomeni che preoccupano maggiormente i ragazzi, al primo posto vi sono i cambiamenti climatici (menzionati dal 48,3% del campione); a seguire vengono indicate come fonte di preoccupazione anche le diseguaglianze sociali ed economiche (29,9%) e la guerra (27,9%). Al contrario, suscitano meno preoccupazione la sicurezza della rete (per il 41,4% è uno dei problemi minori), la libertà di espressione (27,5%) o le emergenze sanitarie (23,8%).

In conclusione, di fronte ai risultati emersi, l’auspicio lanciato da Carla Garlatti è che le sollecitazioni provenienti dal mondo giovanile “possano essere l’inizio di un cammino da fare insieme, minorenni e adulti, ponendo maggior attenzione alle istanze di una fascia della popolazione troppo spesso sacrificata o dimenticata”.

Il Rapporto “Il futuro che vorrei” è disponibile sul sito dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, nella sezione “Pubblicazioni“.

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