Il 20 giugno ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato, indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione 55/76 e celebrata per la prima volta il 20 giugno 2001. Tale ricorrenza rappresenta un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla difficile condizione delle persone costrette a fuggire, a causa di conflitti, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani, abbandonando così le proprie case e il proprio Paese d’origine per cercare salvezza altrove.
Secondo quanto scritto nella Convenzione sullo statuto dei rifugiati del 1951, anche nota come Convenzione di Ginevra, si definisce come rifugiato: «chiunque, nel giustificato timore d’essere perseguitato per motivi di razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure chiunque, essendo apolide – e quindi privo di qualsiasi cittadinanza – e trovandosi fuori del suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi» (art. 1).
Lo slogan scelto per l’edizione 2022 della Giornata è “Chiunque, ovunque, in qualsiasi momento: tutti hanno il diritto di cercare sicurezza” (Whoever. Wherever. Whenever. Everyone has the right to seek safety), per ribadire che ogni persona su questo pianeta ha il diritto di essere al sicuro: chiunque sia, da qualunque luogo provenga, ogni qualvolta sia costretta a fuggire.
Come evidenziato dall’UNHCR – l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ogni anno, nell’ultimo decennio, il numero delle persone costrette a fuggire dalle proprie case è costantemente aumentato e nel 2021 ha segnato un nuovo record, raggiungendo il livello più elevato mai registrato negli ultimi 10 anni.
Si tratta di una tendenza che può essere invertita solo compiendo uno sforzo rinnovato e concertato per costruire la pace, ha poi sottolineato l’UNHCR.
Come infatti dichiarato dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi, «se la comunità internazionale non unirà le forze per far fronte a questa tragedia umana, risolvendo i conflitti in corso e individuando soluzioni durature, questa terribile tendenza continuerà»
In particolare, secondo quanto emerso dal nuovo rapporto statistico annuale dell’UNHCR Global Trends 2021 sulle migrazioni forzate nel mondo – pubblicato in vista della Giornata Mondiale del Rifugiato – alla fine del 2021, il numero di persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani è salito a 89,3 milioni, con un aumento dell’8% rispetto alla cifra record di 82,4 milioni già rilevata l’anno precedente (ossia quasi 7 milioni di persone in più nell’arco di soli 12 mesi).
Si tratta di più del doppio rispetto al dato registrato dieci anni fa (erano 42,7 milioni le persone sfollate alla fine del 2012).
Tuttavia, l’UNHCR rende noto un traguardo devastante, informando che nei primi mesi del 2022 la cifra ha oltrepassato, per la prima volta, la tragica soglia dei 100 milioni. A determinare questo drammatico risultato l’invasione russa dell’Ucraina – che ha causato uno degli esodi forzati di più ampia portata e rapida espansione dalla Seconda Guerra Mondiale – e altre emergenze, dall’Africa all’Afghanistan ad altre aree del mondo.
Gli esodi forzati riguardano oggi più dell’1% della popolazione mondiale: precisamente, se nel 2012 una persona su 167 nel mondo era sfollata con la forza; alla fine del 2021 tale condizione interessava una persona su 88 e nel 2022 una persona ogni 78.
L’ultimo rapporto Global Trends mostra, inoltre, che tra gli 89,3 milioni di persone in fuga alla fine dell’anno scorso, si contano ben 27,1 milioni di rifugiati e 53,2 milioni di sfollati interni.
I dati rivelano altresì che più di due terzi dei rifugiati proviene da soli cinque Paesi: Siria (6,8 milioni), Venezuela (4,6 milioni), Afghanistan (2,7 milioni), Sud Sudan (2,4 milioni) e Myanmar (1,2 milioni).
Altri dati presenti nel report indicano che il 41% del totale delle persone costrette alla fuga sono minori. Si tratta di bambini e bambine, ai quali è stata sottratta l’infanzia, esclusi dall’istruzione e privati della possibilità di ricevere cure mediche, colpiti da innumerevoli sofferenze e orrori, costretti a lasciare i propri affetti, la propria casa e a volte a rimanere senza né cibo né acqua per lungo tempo.
A tal proposito, secondo le stime diffuse dall’UNICEF, alla fine del 2021, conflitti, violenze e ulteriori crisi hanno lasciato 36,5 milioni di bambini sfollati dalle loro case: si tratta del numero più alto registrato dalla Seconda guerra mondiale. Una cifra all’interno della quale sono compresi: 13,7 milioni di bambini rifugiati e richiedenti asilo e quasi 22,8 milioni di bambini sfollati interni a causa di conflitti e violenze.
A questo numero record si sommano, poi, le crisi come la guerra in Ucraina, che da febbraio ha causato la fuga dal Paese di oltre 2 milioni di bambini e lo sfollamento interno di altri 3 milioni, ma anche gli eventi climatici estremi che hanno portato bambini e famiglie ad allontanarsi dalle proprie case: nel 2021 si sono verificati ben 7,3 milioni di nuovi casi di sfollamenti di bambini, a causa di disastri naturali.
Come riportato dall’UNICEF, la popolazione mondiale di rifugiati è più che raddoppiata nell’ultimo decennio e i minori rappresentano quasi la metà del totale.
I bambini migranti – ricorda inoltre l’UNICEF – corrono gravi rischi per il loro benessere e la loro sicurezza e in modo particolare le centinaia di migliaia di bambini non accompagnati o separati, i quali risultano esposti a un maggior rischio di tratta, sfruttamento, violenza e abuso.
In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, l’UNICEF chiede così ai governi di intraprendere sei azioni per ottenere pari diritti e opportunità per tutti i bambini rifugiati, migranti e sfollati, quali:
- Fornire uguale sostegno a tutti i bambini, indipendentemente dalla loro provenienza;
- Riconoscere i bambini rifugiati, migranti e sfollati come bambini prima di tutto, con diritti alla protezione, allo sviluppo e alla partecipazione;
- Aumentare l’azione collettiva per garantire l’accesso effettivo ai servizi essenziali – tra cui l’assistenza sanitaria e l’istruzione – per tutti i bambini e le famiglie migranti, indipendentemente dal loro status;
- Proteggere i bambini rifugiati, migranti e sfollati dalla discriminazione e dalla xenofobia;
- Porre fine alle pratiche dannose di gestione delle frontiere e alla detenzione dei bambini immigrati.
- Dare ai giovani rifugiati, migranti e sfollati la possibilità di liberare i loro talenti e realizzare il loro pieno potenziale.
Sempre con lo sguardo ai minori, si segnala anche la nuova edizione del rapporto “Nascosti in piena vista. Minori migranti in viaggio (attra)verso l’Europa” presentato da Save the Children. Un anno dopo la ricerca effettuata alle zone di confine della frontiera Nord d’Italia, a Trieste, Ventimiglia e Oulx, l’Organizzazione è infatti ritornata sugli stessi luoghi per vedere se e cosa è cambiato, in particolare per i minori migranti. Il report racconta, attraverso le testimonianze dei minori migranti, le difficoltà interminabili che molti di loro devono affrontare nei loro viaggi verso l’Europa.
Con questa seconda edizione della ricerca, Save the Children denuncia e riporta così l’attenzione sulle disparità di trattamento rispetto alla popolazione ucraina e chiede la fine delle violenze lungo le frontiere, elencando anche una serie di raccomandazioni finali volte ad assicurare un’immediata protezione ai minorenni, che viaggino da soli o con le loro famiglie, così come alle persone vulnerabili che arrivano ai nostri confini.
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