11 ottobre – Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze. Presentati i dati del Dossier indifesa 2022 a cura di Terre des Hommes sulla condizione di bambine e ragazze

L’11 ottobre ricorre la Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze (International Day of the Girl Child), proclamata dall’ONU con l’obiettivo di richiamare l’attenzione sui diritti delle più giovani, sugli ostacoli e sulle enormi sfide che bambine e ragazze si trovano ad affrontare ovunque e sulla necessità di promuovere la loro emancipazione.

Questa Giornata rappresenta, pertanto, un’importante occasione per riflettere e sensibilizzare sulla situazione di svantaggio e sulle discriminazioni che milioni di bambine, in tutto il mondo, sono costrette a subire ogni giorno, nonché per ribadire l’importanza di garantire pari opportunità a ogni bambina e ragazza.

In occasione di questa Giornata, sono stati presentati i nuovi dati del Dossier indifesa 2022 “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo”, a cura di Terre des Hommes.

Giunto alla sua undicesima edizione, il Dossier offre la più completa fotografia sulla condizione delle bambine e delle ragazze in Italia e nel mondo.

I dati raccolti nel Dossier di quest’anno restituiscono un quadro sconfortante.

Tra i primi drammatici dati emersi dal Dossier, si evidenzia che il numero dei reati commessi in danno di minori in Italia nel 2021 ha assunto proporzioni drammatiche, segnando un preoccupante record superando per la prima volta la soglia dei 6mila.

A livello nazionale, nel 2021 si sono verificati 6.248 casi di reati su minori, la cifra più alta mai registrata, per la maggior parte (nel 64% dei casi) ai danni di bambine e ragazze, con un aumento drammatico dell’8% dal 2020 e dell’89% dal 2004.

Anche la violenza sessuale registra un record assoluto contando ben 1.332 casi, dove l’88% delle vittime sono proprio bambine e ragazze.

In tutti i reati a sfondo sessuale considerati, la prevalenza delle vittime è largamente di genere femminile. In particolare, le fattispecie con la percentuale più alta di vittime bambine sono la violenza sessuale aggravata e la violenza sessuale (rispettivamente 88% e 87%); ma lo stesso accade anche per gli atti sessuali con minorenne (83%), la detenzione di materiale pornografico (82%), la corruzione di minore (76%), la prostituzione minorile (67%) e la pornografia minorile (69%).

In aumento anche i reati commessi in ambito domestico nei confronti dei minori, ossia i maltrattamenti contro familiari e conviventi: nel 2021 hanno colpito 2.501 giovani, anche in questo caso in più della metà dei casi si trattava di bambine e ragazze (il 54% delle vittime è di genere femminile). L’aumento è limitato al 5% rispetto al 2020 – anno in cui era stato toccato il record con 2.337 casi -, mentre rispetto al 2004 il dato è salito del 233%.

Altri dati presenti all’interno del Dossier riportano che, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, in tutto il mondo sono ancora 200 milioni le ragazze e le donne che nel corso della loro vita hanno subito mutilazioni genitali e ogni anno circa 3 milioni di bambine e ragazze rischiano di subire questa pratica, con la possibilità concreta di morire a seguito di emorragie o infezioni e dovendo fare i conti con una serie di conseguenze fisiche e psicologiche. Il Paese dove sono più diffuse è la Somalia: qui le ragazze e donne con mutilazione genitale femminile sfiorano il 99%.

Le mutilazioni genitali sono pratiche tradizionalmente tramandate di madre in figlia. Di conseguenza, investire sull’istruzione femminile rappresenta un forte fattore di prevenzione: se le madri hanno completato il primo ciclo d’istruzione, diminuisce del 40% il rischio che infliggano mutilazioni alle proprie figlie. Inoltre, occorre sottolineare che in molti Paesi il “taglio” viene praticato su bambine sempre più piccole, restringendo così ancor più la finestra temporale per intervenire e di conseguenza rendendo maggiormente difficili gli interventi di prevenzione e contrasto alle mutilazioni genitali: ad esempio, in Gambia l’età media in cui si ricorre a queste pratiche è scesa da 4 a 2 anni, in Costa d’Avorio da 6 a 4 anni, in Kenya da 12 anni a 9.

Un altro grave fenomeno che colpisce bambine e ragazze è rappresentato dai matrimoni precoci. Secondo le stime di Unicef, ogni anno nel mondo circa 12 milioni di bambine e ragazze sono costrette a sposarsi prima di aver compiuto 18 anni (pari al 21% del totale delle spose). Prima della pandemia, l’Unicef stimava che, entro il 2030, 100 milioni di ragazze sarebbero state costrette a sposarsi prima della maggiore età; tuttavia, a causa della crisi economica scatenata da Covid-19 e della prolungata chiusura delle scuole, sono a rischio altri 10 milioni di bambine e ragazze.

Anche l’Italia non è estranea a questo fenomeno: nel nostro Paese, si registra un progressivo aumento del numero dei reati di matrimonio forzato, passati dai 7 degli ultimi 5 mesi del 2019 agli 8 del 2020 ai 20 nel 2021.

Sul fronte dell’istruzione, nel Dossier si evidenzia che, nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, nel mondo sono ancora 129 milioni le bambine e le ragazze che non hanno accesso all’istruzione, di cui 32 milioni alla primaria e 97 milioni alla secondaria. Il gender gap si allarga ulteriormente se si considerano i tassi di completamento del percorso scolastico, che risultano più bassi per le ragazze.

Anche per quanto riguarda l’accesso al mondo del lavoro, i dati non sono rassicuranti. Nel 2021 l’Italia registra un triste primato, confermandosi il Paese europeo con la quota più elevata di “Neet”: i giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono inseriti in percorsi scolastici, formativi e lavorativi raggiungono il 23,1%: un dato in calo rispetto al 23,7% del 2020, ma comunque elevato rispetto al 22,1% del 2019. Tuttavia, si evidenzia che anche in Italia il fenomeno dei “Neet” è prevalentemente femminile: nel 2021 la percentuale di ragazze tra i 15 e i 29 anni che non studia e non lavora arriva al 25%. Peraltro, il dato peggiora con l’aumentare dell’età. Infatti, man mano che avanza l’età, l’ingresso nel mondo del lavoro, per le donne italiane, si fa una chimera: dai 30 ai 34 anni le “Neet” sono il 38%, a fronte di un 18,5% dei coetanei maschi.

“Una situazione determinata, da un lato, da convenzioni o pressioni sociali che tendono a dare una maggiore importanza al ruolo delle donne all’interno della famiglia; dall’altro da un mercato del lavoro che privilegia l’assunzione di giovani uomini rispetto alle giovani donne, che rende difficile conciliare l’attività lavorativa con la cura dei figli” si spiega all’interno del rapporto.

Questi, però, sono solo alcuni dei dati legati al divario di genere, il quale rappresenta uno dei fattori che impedisce il pieno e completo sviluppo delle opportunità per le giovani ragazze di tutto il mondo.

Dall’accesso all’istruzione all’inserimento nel mondo del lavoro, passando per i matrimoni precoci, le gravidanze precoci e le mutilazioni genitali femminili, fino alla lotta contro la violenza, le discriminazioni e gli stereotipi: sono ancora tante, oggi, le sfide da affrontare per proteggere bambine e ragazze di tutto il mondo e questo appare chiaro anche alla luce dei dati appena menzionati.

Tuttavia, come anche sottolineato all’interno del Dossier, nell’attuale scenario, conflitti, pandemie e cambiamenti climatici rischiano di innescare un dietro front drammatico nella condizione delle bambine e delle ragazze in tutto il mondo, invertendo la rotta dei progressi compiuti negli ultimi anni per la tutela dei diritti delle bambine e delle ragazze.

Il Dossier completo è disponibile sul sito di Terre des Hommes, al seguente link.

Rispondi

Up ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: