Emergenza educativa, povertà , prevenzione e contrasto alle violenze. La Relazione al Parlamento dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza

Investire sull’infanzia e l’adolescenza significa investire sul presente e sul futuro del Paese”. È quanto scrive Filomena Albano, Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza nella Relazione al Parlamento sull’attività del 2017 presentata ieri mattina nella sala Koch di Palazzo Madama.
In oltre 200 pagine, sono riassunte le iniziative svolte sul piano nazionale e internazionale dell’Autorità a tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nella convinzione che, come ha sottolineato Albano,

“i diritti o sono di tutti o non sono di nessuno”

Diversi i fronti sui quali la Garante ha svolto nell’ultimo anno un ascolto “istituzionale” con un impegno che l’ha vista visitare 28 strutture di prima e seconda accoglienza per minori stranieri non accompagnati e i ragazzi ristretti in istituti penali minorili. Oltre 8.000 sono stati i bambini e i ragazzi coinvolti nei progetti promossi dall’Autorità Garante nell’anno scolastico 2017/2018, attraverso la partecipazione di circa 80 scuole di tutto il territorio nazionale. E poi 20 giornate di formazione in 5 corsi per aspiranti tutori volontari di minori stranieri non accompagnati (realizzati in Abruzzo, Toscana e Sardegna tra ottobre e dicembre), oltre a convegni, giornate di studio, riunioni e tavoli tecnici. Si è trattato – ha spiegato Albano – di un’attività volta ad “intercettare le richieste e i bisogni di bambini e ragazzi, tradurli in diritti e individuare le modalità per renderli esigibili, portando le istanze delle persone di minore età davanti alle istituzioni”. “L’obiettivo – ha proseguito – è

“realizzare il principio di uguaglianza di tutti i bambini e ragazzi presenti a qualsiasi titolo in Italia”

e l’ascolto istituzionale rappresenta la modalità attraverso la quale questi diritti possono essere garantiti”.

Dieci criticità, dieci proposte. Come detto, sono diversi i settori su cui l’Autorità garante ha concentrato la propria attenzione.

Inoltre vanno sostenuti gli oltre 4mila cittadini che hanno risposto all’appello lanciato dall’Autorità di garanzia e che si sono dichiarati disponibili a diventare tutori volontari, cioè “una guida, un punto di riferimento per ragazzi e bambini che hanno attraversato il mare e il deserto, sono soli in Italia e devono essere guidati ad affrontare la normalità in un Paese complesso come il nostro”.

Un’altra questione riguarda l’emergenza educativa. “Riteniamo che la mediazione – ha osservato la Garante – sia veramente l’arte per gestire la conflittualità, per sviluppare la cultura del rispetto nei confronti dell’altro, per eliminare alla radice ogni forma di aggressività”.

“Per combattere e prevenire il bullismo e il cyberbullismo – ha proseguito – ho proposto che venga introdotta la mediazione come materia scolastica obbligatoria. L’ora di mediazione e di ascolto nelle scuole come strumento per impedire in radice ogni forma di violenza”.

A tal proposito, Albano ha evidenziato che non bisogna “dimenticare mai le tante vittime innocenti di atti di aggressione compiuti attraverso la rete e gli autori delle condotte aggressive”. “Anch’essi – ha osservato – sono nella maggior parte dei casi persone di minore età e devono essere destinatari di interventi di educazione e responsabilizzazione, non solo di interventi di carattere repressivo”.

C’è poi bisogno di

“attivare una regia contro le povertà minorili che crescono”

Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Istat, la povertà assoluta è passata in un anno dal 18,3% al 26,8% proprio tra queste famiglie, coinvolgendo quasi 138mila famiglie e più di 814mila persone. Essa aumenta anche tra i minori, passando da 10,9% a 12,5%: “Si tratta di un milione e 292mila under 18, un numero enorme”, ha rilevato la Garante.

 

I diritti vanno garantiti anche ai 21mila e 35 tra bambini e ragazzi che vivono fuori famiglia di origine, nelle strutture di accoglienza in tutto il territorio nazionale. Per loro sono state elaborate “le prime linee guida – ha notato Albano – per garantire la continuità negli studi a chi non ha avuto la fortuna di vivere una continuità nella vita familiare”.

 

Nella relazione è evidenziata anche la necessità di “mettere al centro il bambino e il ragazzo” nei casi di affido familiare, dando “continuità al suo mondo di affetti perché la vita affettiva è unica, a maggior ragione per i bambini”.
Non manca poi una denuncia per quanto riguarda la situazione degli adolescenti con problemi di salute mentale: “Mancano i posti letto nei reparti di neuropsichiatria infantile; è emersa l’assenza di diagnosi tempestive e prese in carico precoci, e il bisogno di continuità tra terapie residenziali e territoriali, tra minore e maggiore età”.
E “c’è da colmare una lacuna, quella dell’introduzione di un ordinamento penitenziario minorile”.

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