Il bullismo indica un comportamento aggressivo e intenzionale, messo in atto ai danni di un’altra persona, identificata come la vittima, basato su uno squilibrio di potere e caratterizzato da una persistenza temporale.[1]
Le conseguenze di questo fenomeno possono essere devastanti, sia a breve che a lungo termine, e implicano dei rischi per il processo evolutivo non solo delle vittime ma anche dei cosiddetti “bulli”.
Spesso questi fenomeni – sia che si verifichino online sia offline – hanno un impatto profondamente dannoso nella vita dei ragazzi e in particolare interferiscono sullo stato di benessere psico-fisico e sul loro sviluppo sociale e personale, producendo effetti negativi che possono protrarsi fino all’età adulta.
Le vittime, non sapendo come difendersi, vivono un drammatico senso di impotenza e una situazione di profonda angoscia, che le porta a chiudersi in loro stesse, ad isolarsi da ogni contesto sociale, a affrontare con sofferenza l’esperienza scolastica, rischiando così di finire in una vera e propria prigionia emotiva.
Oltre alla paura, in loro si innesca anche un senso di vergogna che le porta a nascondere il problema, per cui difficilmente decidono di parlarne ad amici o adulti di riferimento.
A livello psicologico, le continue e ripetute vessazioni inducono nelle vittime uno stato di forte malessere. In particolare possono provocare: stress, problemi relazionali, difficoltà nello studio, insicurezza, calo dell’autostima, somatizzazione fisica, desiderio di abbandonare la scuola, disagi emotivi, disturbi del sonno, episodi depressivi, attacchi d’ansia, fino, nei casi più gravi, a sfociare in tentativi di suicidio.
La strategia migliore per combattere il bullismo è proprio la prevenzione, promuovendo una cultura che impedisca e scoraggi dal principio la messa in atto di comportamenti basati sulla prevaricazione.
Per questo, allora, è fondamentale un impegno da parte di tutti (docenti, genitori, educatori, adulti di riferimento) per educare i ragazzi, fin da piccoli, alla prosocialità, all’empatia, alla condivisione, alla giustizia, alla tolleranza, alla comprensione della diversità come risorsa, all’accoglienza, ad una percezione di sé e degli altri che sia sana e positiva, costruendo e promuovendo una cultura fondata sul rispetto reciproco, sulla solidarietà, sull’alleanza, sulla cooperazione e contraria alla prevaricazione, all’utilizzo dell’aggressività, alla sottomissione di altri individui.
Tutti questi elementi compongono un quadro di ingredienti essenziali per combattere il bullismo alla radice; laddove, poi, è importante che questi valori non vengano solo insegnati ma anche esperiti, in modo che possano lasciare realmente il segno.
Educare e responsabilizzare rappresentano, quindi, potenti armi contro il bullismo.
In particolare, per arginare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, la scuola e la famiglia assumono un ruolo determinante, poiché, in quanto fondamentali agenzie formative, costituiscono il terreno privilegiato su cui porre le basi per un cambiamento propositivo dei singoli individui e dell’intera società, affinché l’indifferenza lasci il passo al riconoscimento e al rispetto degli altri e ad una responsabilità collettiva e condivisa.
Di fronte al dilagare di episodi di bullismo e di cyberbullismo, la scuola rappresenta una risorsa fondamentale in quanto luogo di crescita non soltanto cognitiva ma anche personale, culturale, emotiva dei ragazzi: dove cioè occorre lavorare non solo su contenuti o competenze da acquisire, ma anche su valori da trasmettere per condividere e costruire insieme un percorso di crescita umana e civile.
La scuola, in questo senso, riveste un ruolo educativo fondamentale e ha il compito nonché la responsabilità di farsi portavoce di alcuni valori chiave per prevenire il bullismo, come creare un clima positivo di convivenza, favorire lo scambio reciproco, incoraggiare relazioni sociali positive, incrementare l’autostima dei ragazzi, promuovere un’attenzione verso gli altri in contrapposizione con i processi di deresponsabilizzazione, trasmettere regole di convivenza condivise, nonché insegnare l’apertura verso la diversità, il rispetto degli altri, la capacità di gestire e risolvere i conflitti in modo sano e costruttivo.
Il contesto dove più di frequente si assiste alla manifestazione di episodi di bullismo è quello scolastico ed è proprio all’interno della scuola che questi comportamenti devono essere prontamente individuati, accuratamente gestiti e bloccati nel momento stesso in cui affiorano. È, infatti, fondamentale cercare di intervenire tempestivamente per arginare queste problematiche, prima che possano dar luogo a ripercussioni più gravi e profonde.
La scuola deve assicurarsi che ogni singolo studente venga rispettato e non escluso e deve impegnarsi a fermare questi fenomeni, non sottovalutando mai il problema, ma al contrario esercitandosi a mantenere occhi attenti e vigili sui ragazzi e sul loro modo di interagire ed offrendo loro, al tempo stesso, un sistema educativo basato sul rispetto reciproco e volto alla trasmissione e alla promozione di comportamenti prosociali.
Soprattutto all’interno delle scuole diviene essenziale attivare un lavoro di sensibilizzazione sul tema, accompagnando gli studenti a comprendere quanto sia sbagliato esercitare atti di prevaricazione e gli effetti distruttivi che questo comportamento può generare nei confronti di chi lo subisce.
Gli insegnanti hanno un ruolo centrale per riuscire ad arginare queste problematiche e in particolare devono: aiutare i ragazzi ad acquisire una maggior consapevolezza del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, favorire processi di conoscenza e comprensione di sé, degli altri, delle proprie azioni ed emozioni, sensibilizzare ad un linguaggio emotivo, potenziare le competenze sociali, come ad esempio l’empatia, promuovere il supporto tra pari, educare alla legalità e alla gestione sana delle relazioni e dei conflitti, così come rendere i ragazzi consapevoli dei pericoli virtuali, dotandoli delle competenze tecniche, cognitive ed emotive necessarie per navigare in maniera sicura.
Per combattere il bullismo è indispensabile parlarne a scuola. Gli insegnanti devono affrontare il tema con i propri ragazzi, organizzando incontri di formazione e sensibilizzazione e predisponendo in classe dei momenti di confronto e discussione sull’argomento, non limitando però l’attenzione e l’intervento unicamente alla vittima e al bullo, ma al contrario coinvolgendo attivamente l’intero gruppo classe, in modo da trarre maggiori benefici e riuscire a creare un clima cooperativo.
Anche la famiglia rappresenta una componente altrettanto importante per prevenire il fenomeno del bullismo, educando e orientando i giovani al rispetto delle regole, alla non violenza, all’importanza del dialogo, all’attenzione verso il prossimo e stimolando le loro capacità empatiche, comunicative e di confronto costruttivo. Un minore cresciuto in un ambiente sano e positivo, caratterizzato da fiducia, autostima e dialogo, sarà un minore maggiormente in grado di districarsi di fronte a situazioni di questo tipo.
Allo stesso tempo, è fondamentale che non solo gli insegnanti ma anche i genitori svolgano un ruolo attivo, di ascolto e osservazione dei ragazzi, per riuscire ad intercettare tempestivamente l’emersione di questi fenomeni.
Tuttavia, riconoscere il bullismo non sempre è facile, per cui è necessario che i genitori prestino particolare attenzione ad alcuni campanelli d’allarme, cercando di cogliere e decifrare eventuali segnali di disagio o malessere manifestati dai propri figli, che possono far pensare al bullismo, e imparando ad accogliere le sofferenze spesso taciute.
I genitori, perciò, devono essere vigili e osservare attivamente i comportamenti dei propri figli nella quotidianità, incoraggiandoli a raccontarsi, avvicinandosi al loro mondo.
Tra i segnali d’allarme che potrebbero rivelare che qualcosa non va, cui i genitori dovrebbero porre attenzione, ad esempio, vi sono: alcuni segnali esterni come evidenti ferite, oggetti personali rovinati o scomparsi, una chiusura in se stessi, l’isolamento, una perdita di interesse verso uscite con i coetanei o altre attività che coinvolgono i compagni, il rifiuto di andare a scuola cercando scuse, un calo improvviso del rendimento scolastico, una scarsa voglia di parlare di ciò che succede a scuola, una dipendenza da internet, nonché cambi repentini dell’umore, problemi legati al sonno, tristezza, paura, preoccupazione.
Quando si manifestano episodi di bullismo, è fondamentale che i ragazzi sentano di poter chiedere aiuto, sappiano di non essere da soli e abbiano accanto un adulto di riferimento che sia sempre pronto ad ascoltarli e ad aiutarli.
Una volta che il ragazzo riesce a comunicare l’accaduto e il problema viene alla luce, è essenziale che i genitori ne parlino con gli altri educatori ed insegnanti, in modo che anche loro possano intervenire prontamente, monitorando la situazione e aiutando a risolvere la situazione.
Infine, è fondamentale mettere in atto un intervento condiviso tra genitori e insegnanti: per combattere il bullismo è importante che si instauri dialogo e collaborazione tra scuola e famiglia.
[1] Per approfondire il tema si rimanda al precedente articolo dell’Osservatorio Salesiano per i Diritti dei Minori: “Bullismo e cyberbullismo: definizione del fenomeno, caratteristiche, criteri distintivi e dimensioni quantitative“
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